SU CARRASECARE OROTEDDESU
Il carnevale in Sardegna (Su Carrasecare) è un evento antico, ancestrale, che si è sviluppato e affermato in epoca medievale. Un rito suggestivo, che assume diverse caratteristiche da zona a zona, ricco di richiami al mito e alla tradizione agricola dell’isola. La parola Carrasecare in sardo significa “carne viva da smembrare” e rende bene l’idea delle radici del carnevale in Sardegna.
I protagonisti del Carnevale di Orotelli sono i Thurpos, che inscenano diverse situazioni legate alla tradizione contadina: su Thurpu Voinarzu (il contadino) si occupa di governare i testardi: sos Thurpos Boes (i buoi).
I Thurpos seminatori spargono grano lungo il cammino, su Thurpu (il fabbro) ferra Su Thurpu Boe e Su Thurpu che accende il fuoco con un acciarino, una pietra focaia e un cornetto di bue pieno di midollo di ferula secca.
Durante la sfilata Sos Thurpos si avventano sul pubblico, facendo partecipare la gente al gioco. Alla prima uscita di carnevale i buoi catturano le persone facendosi offrire da bere, mentre alla seconda uscita, il martedi grasso, sono i thurpos ad offrire da bere agli spettatori. Questa usanza è detta SA TENTA.
La rappresentazione si conclude nella piazza del paese, dove tutti prendono parte della a su ballu de Sos Thurpos.
Il termine Thurpos significa "ciechi", essa è una delle maschere più importante della tradizione contadina. Si presenta a viso scoperto, vestito con un abito di velluto, i gambali di cuoio “sos gambales”, un lungo cappotto “su gabbanu” di nero orbace che veniva utilizzato dal pastore durante la stagione invernale. Indossano i campanacci, hanno il volto coperto di fuliggine e nascosto da un grande cappuccio che scende fino al naso. La fuliggine e i campanacci hanno la funzione di allontanare gli spiriti maligni.
Il Carnevale presenta lo stesso rituale nei diversi paesi ma con delle modifiche, in quello dei Turphos ad esempio essi rappresentavano i guardiani che avevano con sé una vittima. Infatti si diceva “iscudente turphos”. Nonostante le differenze del Carnevale tra un paese e l’altro li accomuna il significato originale legato al culto dionisiaco: era un rituale precristiano per chiedere le piogge, richiesta fatta a Dioniso dio della vegetazione e anche dio dai due volti, uno dei quali era Bacco cioè il dio della gioia, della pienezza, della ubriachezza. I nostro carnevali non derivano dalla Saturnale Latina ma dalla Tracia, il dio ogni anno nasceva e moriva come la vegetazione, per questo nel rito c’era sempre la vittima. Se oggi in certi paesi non c’è più è perché nel tempo è andata persa ma in origine era presente, in altri c’è e durante la sfilata più volte cade e poi si rianima e si rialza, a rappresentare il ciclo degli anni.